Friuli: Kanaltaler – Kulturverein. Ovvero la Val Canale.

Friuli: Kanaltaler – Kulturverein. Ovvero la Val Canale.

Quell’angolo di terra a NORD EST: un luogo fatato al centro di tre stati!

Se c’è un posto in Europa in cui i confini negli ultimi dieci secoli si sono spostati di continuo, quel luogo è la Valcanale. Unico luogo e punto di contato fra la civiltà germanica, mediterranea e balcanica.


La Val Canale (Kanaltal) si trova all’estremo nord-orientale della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, confina con l’Austria e la Slovenia. Fino alla fine della Prima guerra mondiale era parte dell’impero Austro-Ungarico.

Nel 1919 la Valle, con il trattato di San Germano, veniva annessa all’Italia. Per più di nove secoli la lingua ufficiale della popolazione è stata il tedesco, mentre una minima parte parlava un dialetto locale di ceppo slavo.

Ancora oggi parte degli abitanti della valle si esprime, oltre che in italiano, anche nelle altre due lingue originarie. Ciò rappresenta una particolare caratteristica, forse unica in Europa, di persone parlanti le tre lingue fondamentali (latina-teutonica-slava). Un esempio di Europa.

Dall’anno 1007 la dominazione bamberghese in Valcanale ha consentito il crearsi di condizioni favorevoli allo sviluppo di un contesto sociale in lenta ma continua evoluzione. Tale evoluzione, ha poi dato vita ad una struttura commerciale, sbocciata nella nascita della Stadt Markt Tarvis (1456).
Questo fiorente commercio era dovuto alla morfologia della valle, che era una via di transito verso il nordeuropeo.

Veniva così rafforzata l’appartenenza alla regione della Carinzia, che era appunto propaggine amministrativa del vescovado di Bamberga, sovrintendente alle operazioni produttive e doganali.
L’influenza mediterranea era favorita dai contatti con la vicina Venezia che aveva intrattenuto nei tempi passati relazioni consistenti con il territorio.

Importante, in zona, è sempre stata l’attività estrattiva delle miniere di Raibl e Bleiberg con la conseguente lavorazione ed esportazione di zinco e piombo.

Da questo momento in poi Tarvisio fu vero centro di mercato e doganale; da una parte verso il Nord in direzione di Carinzia e Germania dall’altra verso il Sud, avvalendosi dei porti di Trieste e Venezia.
La cittadina acquistava il suo carattere multietnico con la presenza di ceppi di molteplice provenienza. Gli autoctoni potevano essere suddivisi nel ceppo celtico o germanico e in quello slavo.

In Valle risiedevano anche abitanti di origine italiana, generalmente commercianti con il Friuli con sedi anche ad Aquileia, Cividale e Palmanova.

Negli ultimi anni del XVIII secolo l’espansionismo napoleonico lasciò tracce tuttora riconoscibili:
– la meticolosa stesura delle mappe catastali della valle risale proprio a quel periodo ed in alcuni,
– punti strategici, in cui combatterono le truppe austriache contro i soldati francesi,
– fortini e fortificazioni in generale.
Vi fu però una scarsa interferenza culturale da parte dei francesi in quanto il breve ed alternato periodo della loro dominazione non consentì il radicarsi di usi e costumi.

Molto più complesso fu, invece, il periodo successivo. Esso vide l’alternanza alla radice nordica dell’influenza italiana che riusciva, a forza, a farsi strada lungo il Canal del Ferro, modificando atteggiamenti e inibendo o impedendo le consolidate forme tradizionali.

L’Europa della prima metà del XX secolo sarebbe stata interessata, da lì a poco, da cambiamenti sociali e politici come mai in precedenza.

Dopo la Prima guerra mondiale i confini subirono uno sconvolgimento tale che, in Valcanale, le popolazioni autoctone non si potevano riconoscere nelle nuove linee tracciate tenendo conto esclusivamente degli interessi delle nazioni.

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