Veneto: quando il bosco diventa la casa del Cimbro…

Veneto: quando il bosco diventa la casa del Cimbro…


“Il bosco è la casa del Cimbro, il tetto è il cielo, le finestre gli spazi tra le foglie, e le porte le ha rubate il vento”

Questa poesia fa capire l’humus di questa comunità silvo-pastorale e, non è un caso, che il regista bergamasco Ermanno Olmi, grande amante della natura, si sia trasferito qui. Era rimasto profondamente colpito dalla spiccata comunione tra uomo e ambiente. Anche il padre della psicanalisi, Sigmund Freud, ne rimase abbagliato e fece dell’Altopiano una delle sue mete di villeggiatura preferite.


La lingua denominata cimbra è una lingua tedesca parlata ancora ai nostri giorni in una piccola parte del Veneto e del Trentino. È una lingua che si collega all’antico alto tedesco, una lingua sopravvissuta nei monti fra Veneto e Trentino, protetta dall’isolamento territoriale e da una secolare economia di sussistenza. Il cimbro è una lingua che si è andata lentamente perdendo, sotto la spinta dei dinamismi moderni, lasciando pochi documenti scritti.

Nei secoli scorsi questa lingua tedesca è stata parlata in tutta la montagna compresa tra il fiume Adige e il fiume Brenta, com’è confermato in molti documenti e come ai giorni nostri viene indicato da molti nomi di luoghi (pach, tall, laita, perch, spitz, ekkar, bisa, beghele), ancora usati anche se non più compresi nel loro significato.

La leggenda parla di una derivazione dai Cimbri sconfitti dal condottiero Caio Mario nel 101 avanti Cristo. I resti di questo popolo proveniente dalla Danimarca, sceso lungo le regioni dell’Europa orientale e sconfitto in un luogo non bene precisato dagli storici nell’Italia settentrionale, si sarebbero rifugiati sulle montagne vicentine e veronesi. Ma non ci sono documenti e prove per dare valore storico a questa leggenda, nata tardivamente nell’ambiente preumanistico vicentino e veronese.

 

Per maggiori informazioni

Post a Comment