Trentino: quel fazzoletto di terra di origine tedesca…
La Valle dei Mòcheni, conosciuta nel mondo tedesco come Fersental e denominata dai locali come Bersntol, si trova a soli venti chilometri dal capoluogo trentino.
La Valle si trova nel cuore della catena montuosa del Lagorai, fra i 600 ed i 1.500 metri di altezza.
Sulle cime si trova un laghetto glaciale da cui nasce il torrente Fersina. Dalla Valle è possibile raggiungere l’Altopiano di Pinè oppure la Valsugana per poi proseguire verso Trento.
L’ambiente della zona è suggestivo, con prati verdi e boschi rigogliosi, ricco di flora e fauna alpina. Il territorio è suggellato da tradizioni folkloristiche e gastronomiche uniche nel suo genere, che rappresentano la forte identità territoriale di questo popolo.
Gli abitanti hanno saputo proteggere gelosamente e con cura sia l’ambiente che il patrimonio storico culturale, senza tralasciare la valorizzazione della lingua (il mòcheno).
A partire dall’anno Mille, nel versante meridionale delle Alpi sorgono insediamenti di lingua tedesca, una colonizzazione che avviene attraverso la costituzione del maso, o hoff, una tipologia di insediamento sparso.
Le attività principali in valle erano legate al territorio e alle sue risorse, come l’utilizzo del legno, la cerealicoltura e l’attività metallurgica e mineraria. A fianco di queste attività, a partire dal XVIII secolo era diffuso anche il commercio ambulante stagionale dei krumern.
Ogni popolazione tende a trasmettere alle generazioni successive ciò che ritiene importante. Accanto alla lingua, la comunità mòchena preserva una serie di riti che sottolineano momenti fondamentali della vita dell’uomo e del susseguirsi delle stagioni.
Così, ad esempio, il cappello da coscritto krònz diventa il simbolo del raggiungimento della maturità del ragazzo. Mentre i gesti dei personaggi del carnevale riportano agli antichi riti della fine dell’inverno e della rinascita della natura con l’avvento della primavera.
La presenza di attività in Valle risale già alla fine dell’età del Bronzo, testimoniata dai forni fusori visitabili presso il Passo Redebus nell’Area Archeologica Acqua Fredda. Si ebbero però anche altre frequentazioni della Valle, per lo sfruttamento dei boschi e del pascolo.
La vera e propria colonizzazione della Valle si ebbe però successivamente, attuata da popolazioni diverse, in momenti storici differenti. Ecco perché sono presenti due comunità linguistiche diverse in una stessa Valle.
Nel lato orografico sinistro della Valle dei Mòcheni è presente una comunità di minoranza linguistica, i cui abitanti sono denominati mòcheni, nella lingua locale, bersntoler. Fino a qualche tempo fa si pensava che i mòcheni derivassero dai canopi, ossia persone specializzate nell’attività mineraria. In realtà questa credenza è stata smentita!
Dopo l’anno Mille infatti vi fu un aumento della popolazione ed uno spostamento verso altri territori. In questo contesto alcuni roncadori (roncare= disboscare, tagliare con la ronca), provenienti da varie zone del territorio tedesco e da zone limitrofe, vennero chiamati in Valle per dissodare i terreni e qui si stabilirono, vivendo di agricoltura e allevamento.
Dall’altro lato della Valle invece, nel comune di S.Orsola, a cui appartiene anche la frazione di Mala, il territorio era già utilizzato dalla popolazione di Viarago per l’alpeggio ed in seguito vi fu una vera e propria colonizzazione da parte delle aree limitrofe di Viarago, Serso e Portolo-Canezza. Dal XIV secolo al XIX secolo il territorio era parte della Gastaldia di Viarago.
La denominazione di S.Orsola Terme fu decisa nel 1987, ma la presenza di acqua termale fu constatata già dopo la metà del ‘600. L’acqua minerale ha delle qualità terapeutiche per patologie rinofaringee e delle vie respiratorie e la terapia idropinica per favorire la digestione. Attualmente la struttura termale si presenta chiusa e inutilizzata.
Nel corso del 1400 in Valle arrivò un gran numero di minatori (detti Canopi, Knòppn) provenienti dalle aree tedesche della Boemia o della Valle dell’Inn per scavare e cercare minerali nelle montagne. Essi rimasero per lungo tempo nella valle, pur non integrandosi con le comunità locali.
Con il passare dei secoli all’attività dell’agricoltura si aggiunse il commercio ambulante, praticato prevalentemente dagli uomini detti Krumer, che nei mesi invernali, si spostavano a piedi nelle località tirolesi, austriache, bavaresi, boeme ma anche sino ai confini della Russia per la vendita di piccoli oggetti come chingaglierie e anche immagini sacre sottovetro. Successivamente alla prima guerra mondiale il territorio in cui i krumer commerciavano si ridusse a quello dell’Alto Adige, dove i commercianti vendevano per la maggior parte stoffe.
Al giorno d’oggi vi sono ancora dei krumer in Valle, i quali, attraverso il loro furgoni si spostano in varie località per la vendita prevalente di materassi, doghe, coperte etc. L’attività è cambiata molto, non è più stagionale ma annuale e lo spostamento avviene con mezzi propri, a differenza del passato dove i krumer si muovevano a piedi.
Oggigiorno la popolazione della valle ha mantenuto viva la propria lingua e le proprie tradizioni. L’economia è mutata notevolmente e molte sono le famiglie che ogni giorno si spostano nel fondovalle per lavorare.
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