Italia: il Piano per le aree montane italiane

Italia: il Piano per le aree montane italiane

Uncem ha sottoposto al tavolo degli Stati generali della Montagna, insediati presso il Ministero degli Affari regionali e delle Autonomie, guidato dal Ministro Erika Stefani, la costruzione e attuazione del “Piano per le aree montane” italiane”, del “Programma operativo nazionale Montagna” e della “Strategia per le aree interne”. L’associazione ha individuato 20 punti che dovranno trovare spazio nella prossima legge di bilancio dello Stato e in altri articolati.

 

Il Presidente Uncem, Marco Bussone, ha proposto tra l’altro:

  1. l’eliminazione dell’obbligo di scontrini elettronici per i Comuni montani (con proroga di almeno tre anni),
  2. eliminazione del vincolo di costruzioni a 200 metri di distanza dai cimiteri;
  3. nuovo ruolo e nuove funzioni, più smart ed europee, per gli enti territoriali;
  4. concorso per i Segretari comunali (ne mancano cinquecento),
  5. nuovo “Fondo nazionale per i borghi, gli alberghi diffusi, i centri storici” ai sensi della legge 158 sui piccoli Comuni;
  6. eliminazione dell’obbligo di ricorrere a notai per la compravendita e la successione di terreni agricoli nei Comuni montani;
  7. adeguare i “diritti di cittadinanza” potenziando il numero e dei servizi dei medici e specialistici (pediatri) e dare attuazione al “Piano istruzione” destinato alle aree rurali e montane con particolare riguardo al collegamento dei plessi scolastici ubicati nelle aree rurali e montane, all’informatizzazione e alla progressiva digitalizzazione delle attività didattiche che si svolgono nei plessi.

 

Inoltre, sono necessarie:

  1. la differenziazione fiscale, secondo quanto già previsto dalla legge sulla montagna 97 del 1994, alleggerendo le imprese di carichi fiscali e burocratici;
  2. la revisione dell’Iva, portandola al 4% su pellet e legna da ardere (in Italia sono 1.300 i Comuni non metanizzati), e riducendola nel caso di lavori degli Enti locali volti alla prevenzione del dissesto idrogeologico e alla messa in sicurezza dei territori;
  3. il trasferimento di Comuni dell’Imu categoria D, e che questi non debbano invece riscuotere le somme per versarle interamente allo Stato;
  4. il rifinanziamento del “Fondo nazionale per la montagna” previsto dalla legge 97/1994;
  5. il rifinanziamento del “Fondo per le foreste italiane e per il ripristino ambientale nelle aree boschive colpite da incendi e condizioni meteorologiche avverse”.

 

Relativamente all’economia e alle reti immateriali, bisogna:

  1. procedere con i Decreti attuativi sui piccoli Comuni e applicare la 221/2015 sulla green economy;
  2. integrare il Piano banda ultralarga per arrivare ai rifugi alpini e appenninici, nonché ai borghi e “case sparse”;
  3. incentivare con voucher l’acquisto di parabole e di piattaforme tvsat nelle aree montane dove oltre 5 mln di persone non vedono i canali Rai e gli altri canali del bouquet televisivo;
  4. permettere ai Comuni di acquistare impianti per la trasmissione di segnali per i telefoni cellulari e che questi si possano inserire nella rete.

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