Italia: la demografia e le Politiche Integrate.

Italia: la demografia e le Politiche Integrate.


Come far fronte alla regressione demografica attraverso una visione e politiche integrate.

In Italia gli abitanti al 2050 si ridurranno da 60,3 mln a 51,5; in Friuli Venezia Giulia da 1.211.357 (erano 1.219.191 nel 2017) a 1.034.499. Il tasso di natalità influirà sulla struttura demografica con la riduzione delle fasce d’età 0 – 14 (in Regione passata da 150.253 del 2017 a 143.576 del 2020), 15 – 64 (da 755.159 a 747.434) e + 64 anni (passata da 313.779 a 320.347).


Questa situazione influirà destinata a consolidarsi sul sostegno alle pensioni, sulla produzione del reddito e sulle capacità complessive del sistema di creare ed evolvere in tutte le sue parti.
A questa situazione è necessario correlare altri 5 fenomeni:

– l’esistente fragilità occupazionale nelle fasce d’età decisive;
in quella 25-29 anni il tasso di occupazione maschile italiano è del 60% e quello femminile sotto il 50%, mentre in Germania è dell’80% e del 75%;

– la difficile integrazione nel tessuto sociale e produttivo degli immigrati;
si tratta dell’inserimento che segue un andamento piuttosto lento, con quote comunque in diminuzione, che ha inciso solo in minima parte nel temperare gli impatti su demografia e previdenza;

– il trasferimento all’estero dei giovani;

– si tratta di 117 mila persone, cui oltre 30 mila laureati, che nel 2018 si è spostato all’estero; mentre attualmente ci sono oltre 600 mila laureati che lavorano in 36 Paesi;

– il grado di singletudine e le famiglie monocellulari

– in Italia una famiglia su tre è composta da una 1 sola persona, mentre a Milano i single sono più del doppio rispetto a quelli che abitato con un partner;

– il progressivo processo definito di gentrificazione;

– il 70% delle persone abitano in città e nei centri urbani, mentre il 30% vive nelle aree interne e in montagna in in uno spazio pari al 65% del territorio nazionale.

Si comprende bene come in questa situazione appaia arduo generare valore, assicurare equilibrio alla struttura demografica, produrre servizi ecosistemici.
Non esistono ricette precostituite.
Vanno messe in atto misure ed azioni integrate per fronteggiare il processo di regressione demografica, che penalizza in modo particolare la aree periferiche e marginali.

Ad esempio, va intrapresa:
1) l’istituzione di un assegno universale per i figli a carico (almeno di 200 € euro/mese, con l’esclusione dei redditi alti, tramite un investimento nazionale di 10 mld/anno e regionale di circa 200 mila €/anno);

2) la promozione di agevolazioni per il 2° e 3° figlio nello svolgimento delle attività scolastiche e nell’utilizzo dei mezzi di trasporto;

3) la dotazione di servizi territoriali a supporto delle famiglie e dei bambini anche tramite la costituzione di reti di area vasta tra Comuni;

4) stimolo ai singles, giovani e meno giovani, a metter su, in qualche modo, famiglia;

5) l’utilizzo delle risorse private come fonti per sostenere e creare opportunità alle fasce d’età strategiche, ad integrazione di finanziamenti pubblici, su progetti specifici di media durata (in tal caso, appare opportuno coinvolgere capitali previdenziali, fondi pensione complementari, casse professionali);

6) l’adozione di meccanismi fiscali premianti strutturali per le imprese private e le aziende pubbliche per favorire il rientro di competenze e profili professionali (dai ricercatori agli infermieri);

7) la predisposizione di programmi di integrazione sociale e produttiva a favore degli immigrati (si tratta di una leva fondamentale ai fini della composizione demografica, della crescita economica e della sostenibilità del sistema previdenziale in considerazione che flussi regolari e ben gestiti concorrono alla riduzione degli squilibri);

8) l’attuazione di progetti mirati e secondo logica di risultato in montagna e nelle aree interne per bloccare la “frana” demografica ed aumentare le capacità di produzione dei servizi ecosistemici (dall’ambiente all’acqua, dal bosco alla biodiversità, dalla rigenerazione urbana alle risorse alimentari) che, in caso contrario, riverberano effetti negativi su città e pianura

9) l’obbligo per le persone + 64 anni a tenersi in salute non fumando, camminando, andando in bicicletta e in e-bike;

10) stimolarle a svolgere attività pubbliche (dalla cura dei giardini alla gestione del traffico; dalle attività in biblioteca e alla prevenzione del territorio; ciò impone di riflesso il cambiamento di norme amministrative).

Post a Comment