Friuli – Una produzione Melius per l’estate 2021

Friuli – Una produzione Melius per l’estate 2021


Dante e la Divina Commedia in Carnia, ovvero “Folc lu ardi chel Dante!”.

Nel 700esimo anno dalla morte di Dante, Melius Srl – impresa sociale, assieme ad una serie di partner istituzionali e associativi della Carnia, ha presentato un progetto denominato “Dante e la Divina Commedia in Carnia, ovvero “Folc lu ardi chel Dante!”.


Il senso della proposta è quello di porre in relazione una componente costitutiva dell’identità nazionale come la Divina Commedia (1304 – 1321) con le comunità che hanno utilizzato il testo e si sono confrontate con il “gigante della letteratura”. E, nel farlo, adoperare anche la lingua “volgare” del posto, il friulano e il carnico, tanto avversata dallo stesso Dante nel trattato De vulgari eloquentia (1302 – 1305) poiché “rubrica il friulano fra gli idiomi da scartare risolutamente”.

 

Nell’ambito di questa relazione ci si propone di accrescere la comprensione del valore che la lingua ha costituito nella costruzione dell’identità e nella rappresentazione dei processi storici.

Il percorso della lettura della Divina Commedia, che si svilupperà nei mesi di luglio, agosto e la prima settembre del 2021 attraverso 9 eventi, è itinerante e tocca paesaggi, vedute, luoghi, edifici simbolici della Carnia e avviene attraverso il coinvolgimento di associazioni, cittadini, studenti e appassionati, in modo da rendere più stretto e permeabile il rapporto tra l’opera e le persone e concorrere ad alimentare una conoscenza più profonda della letteratura.

Si vuole stimolare una vitalità culturale capace di generare consapevolezze e, in futuro, altre attività su Dante, sulla lingua e sull’identità, riprendendo un filo e tracce sconosciute della storia dei luoghi e delle comunità locali che hanno considerato il poeta e la sua opera.

A partire dal Risorgimento il Friuli ha «guardato a Dante» come un «simbolo» non solo per la sua enorme grandezza nella letteratura ma, appunto, come protagonista civile. Proprio questo legame ha favorito gli studi e ricerche sul nesso tra lingua, storia e società.

La Carnia stessa si è posta in relazione – per così dire “popolare” – con la Divina Commedia come l’insieme delle tracce permettono di riconoscere.
L’influenza dell’opera ha coinvolto Rocco Boni, assai presente a Tolmezzo, nella visione profetica del suo Austriados libri quattuor (1559) dove l’autore si presenta nella veste di narratore e di personaggio che si avvale di una assistenza esterna.
Ad Ampezzo, nel cuore della Val Tagliamento, la Chiesa Parrocchiale presenta, tra le altre, decorazioni pittoriche come quella del carnico Giovanni Moro (1877 – 1949) dove l’autore nel 1939 rappresenta Cristo Re circondato dagli apostoli sulla lunetta della parete di fondo, San Daniele nella fossa dei leoni e il Trionfo della Beata Vergine del Rosario nelle pareti laterali e, in particolare, procede con la decorazione della Chiesa con la Disputa del Santissimo Sacramento in cui figurano tra i grandi italiani oltre a Raffaello, Michelangelo, Alessandro Manzoni e Leonardo Da Vinci proprio Dante Alighieri.
Negli anni ’30 lungo la valle circolavano pubblicazioni a puntate della Divina Commedia che avevano appassionato soprattutto le lettrici che non parlavano d’altro tanto le appassionava questa lettura. È proprio all’interno di questa ambientazione che una signora, Dina di Nâto, in visita dalla Catina di Catin per un caffè d’orzo, esclamò d’improvviso “Folc lu ardi chel Dante!”, riferendosi con questa affermazione all’ultimo episodio letto. La signora Dina che non aveva capito l’allusione letteraria ha pensato che fosse il paesano Dante di Vigji di Rôsa ad avere combinata ancora una volta una delle sue.

Con Adalgiso “Gjiso” Fior di Chiaulis (1916 – 1978) il confronto con Dante si fa serrato, o meglio, con il giudizio tagliente che il poeta ha fornito delle lingue minori e volgari.

Così, nel 1964 l’intellettuale traduce in ladino – carnico il I e III Canto dell’Inferno quale egli stesso sostiene «punzecchiata di un montanaro nei lombi del Gigante della lingua italiana». Fior, unanimemente riconosciuto come «la voce più rappresentativa ed emblematica della Carnia» e secondo la critica letteraria ed etnologa Andreina Ciceri «l’ultimo poeta autenticamente popolare» nella costruzione dell’identità, ci dà modo di cogliere il senso della dialettica sorta sulla scorta dei giudizi espressi sul friulano.

Da un altro versante culturale, la pittura, l’artista Giovanni Toffolo (1911 – 2000), detto Anzil, nel 1998 a Tolmezzo allestisce un notevole ciclo dedicato all’opera dantesca dove ognuna delle 63 tavole è accompagnata dalla traduzione in friulano – carnico. Si tratta, secondo lo scrittore Carlo Sgorlon, di un’”opera complessa e ricca di significati” poiché per il tramite della lingua di questa terra viene reso omaggio a Dante protagonista della “nostra civiltà”.

Il «gigante» non è rimasto rinchiuso nella cerchia degli intellettuali e degli studiosi: in Carnia il filo che lega le tracce, costituite da opere letterarie, decorazioni pittoriche, storie orali e letture, traduzioni e mostre, stabilisce un rapporto intenso con Dante e la Divina Commedia ed assume riflessi autenticamente popolari.

Il progetto proposto parte da qui, da questa radice e dal radicamento nelle Valli e nelle persone che rimanda al poeta e alla sua opera per dipanare quel filo capace di connettere, attraverso la lettura pubblica dei Canti, la lingua, la cultura, i luoghi e il valore delle comunità.

L’approfondimento di Dante sul territorio e il valore simbolico che ha rappresentato nella cultura, nell’identità e sentimenti delle persone rappresenta già di per sé un impatto consistente. La lettura della Divina Commedia in lingue diverse dall’italiano permette, invece, di comprendere l’importanza delle lingue nella costruzione dell’identità e l’essenziale funzione che queste hanno svolto – e svolgono – nell’opera di riconoscimento delle comunità e di rafforzamento del senso di appartenenza.
Riconoscere il loro valore sociale nella comunicazione ordinaria e nell’espressione di emozioni e, al tempo stesso, letterario fornisce ulteriori opportunità di radicamento popolare delle grandi opere.

Vale anche per noi quanto il linguista francese Claude Hagége sottolineava qualche tempo fa: “le lingue non consentono solo di parlare o di scrivere per rappresentare, ben oltre la nostra scomparsa fisica, la nostra storia, ma la contengono” e pertanto “una lingua non serve solo a comunicare (…) costituisce un modo di pensare, una maniera di vedere il mondo, una cultura”.

Al fine di disporre di un testo della Divina Commedia autorevole, verrà utilizzata la Commedia del 1808 con i ragionamenti e le note di Niccolò Tommaseo, riedita dall’editore Francesco Pagnoni nel 1865.

Il coinvolgimento di istituzioni, associazioni teatrali e culturali, dei Greteers, di singoli cittadini, studenti, attraverso Laboratori “didattici”, e appassionati contribuisce a rafforzare i legami comunitari, le propensioni delle persone alla conoscenza e, in definitiva, alla maggiore acquisizione della consapevolezza nei confronti della lingua, delle opere e delle librerie.

Dall’altro canto, l’utilizzo e la fruizione di luoghi, di edifici e patrimoni fa riscoprire paesaggi e contesti storici a volte sconosciuti, e permette un migliore riconoscimento del valore insito in questi elementi come parte costitutiva del processo storico che ha accompagnato l’evoluzione delle comunità locali.

L’idea è quella di utilizzare ognuna di queste strutture in coerenza con le 3 «cantiche»: antri, cavee naturali e strutture “oscure” come borghi abbandonati o forre per rappresentare l’Inferno; versanti montani e piazze e edifici storici più “sereni”, per rappresentare il Purgatorio; infine, cime, vedute, chiese e patrimoni “paradisiaci” per rappresentare il Paradiso.

Gli eventi sono 9 distribuiti per ogni Cantica: Inferno, a Cavazzo Carnico (Grotta dei Pagans o Buca dei Pagani), Ovaro (Miniera di Cludinico) e Forni Avoltri (Orrido di Pierabech); Purgatorio, Villa Santina (nei pressi della Chiesa di Madonna del Ponte), Preone (Cascatelle del torrente Arzino) e Forni di Sotto (Grotta Malandrins); Paradiso, Ampezzo (Chiesa disputa del Santissimo Sacramento), Socchieve (Castoia) e Zuglio (Chiesa di San Pietro)

La programmazione prevista, sostenuta dalle attività di comunicazione e dalle reti associative del territorio, favorisce la fruibilità luoghi, borghi e patrimoni contraddistinti dalla bellezza o da significati storici e culturali. Permette la loro scoperta non solo per gli abitanti pure per le persone e gli appassionati attratti dall’esterno che hanno la possibilità di riconoscere il valore rappresentato da tali elementi frutto di lunghi processi naturali o storici.

La struttura del progetto, basata sulla relazione tra la lettura dell’opera, la sua articolazione itinerante, gli edifici ed i luoghi autentici, il coinvolgimento dei cittadini impegnati nelle attività di promozione della storia e cultura locali o solo appassionati, rende imitabile l’esperienza da parte di altri contesti territoriali del Friuli Venezia Giulia. In particolare, in quelle aree caratterizzate da una omogeneità di valori e storie, da relazioni consuetudinarie di tipo amministrativo, di promozione dei beni e di cooperazione territoriale.

A conclusione delle attività verrà predisposto un prodotto multimediale in 4 k comprendente le immagini dei luoghi, le interpretazioni e le letture dal vivo, i Canti recitati da grandi interpreti nazionali, che verrà trasferito in rete su piattaforme e social media.

 

Chiunque desideri partecipare come comparsa, ma anche come attore, all’iniziativa può inviare la propria candidatura a [email protected]

 

 

 

 


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