Friuli – La Carnia di oggi: politica, giovani, nuove reti

Friuli – La Carnia di oggi: politica, giovani, nuove reti


A fine 2020 sedici giovani amministratori carnici hanno deciso di unire le forze e costituire un gruppo di lavoro per creare una linea comune di gestione del loro territorio. L’obiettivo non è da poco: dove prima imperava il “fasin di bessôi”, adesso vige il “vogliamo fare rete”.


La politica carnica sta cambiando. È nato da poco quello che probabilmente è uno dei primi esperimenti dove giovani rappresentanti politici di un’area interna hanno la lungimiranza di unire le forze per provare a disegnare insieme il futuro del loro territorio. Il gruppo si chiama “Cumò – Carnici Uniti per la Montagna”, nome che lascia ben trasparire le intenzioni dei suoi fondatori, che ci tengono aggiornati tramite il loro blog:  https://cumo.altervista.org/ La nascita della nuova Comunità di Montagna, che prende il testimone dall’UTI, è l’evento che ha spinto i membri del gruppo a creare un dibattito politico che si prenda la responsabilità di definire le traiettorie amministrative di un territorio intero. Gli aderenti si distinguono per ambiti di competenza, percorso scolastico, esperienza lavorativa e comune di provenienza. Differenze che sembrano più rafforzare il gruppo che minarne la solidità. Lo sforzo è notevole, per un popolo che viene genericamente additato di chiusura e isolamento. Uscire dal guscio del proprio piccolo paese e creare una rete politica per dare maggiore risonanza alla voce della montagna richiede una mentalità innovatrice e un pizzico di perseveranza, per fronteggiare gli ostacoli che si troveranno sul cammino. Sognare un futuro migliore è semplice, ma concretizzarlo partendo dall’oggi richiede estrema precisione in ogni singolo passo.  

Il 5 gennaio 2021 ho avuto il piacere, insieme alle ragazze e ai ragazzi del gruppo, non solo di approfondire i temi evocati nel loro manifesto (https://www.ilfriuli.it/articolo/politica/i-giovani-amministratori-della-carnia-fanno-squadra/3/230784), ma anche di capire più nel dettaglio quali siano le idee che stanno emergendo dai loro primi mesi di collaborazione. Ne è emerso un dialogo molto stimolante che ha messo in luce le fondamenta su cui si erge questo progetto. La capacità di creare reti e collaborazioni, per potersi affacciare al panorama politico regionale con maggiore compattezza; la volontà di riportare in loco le facoltà decisionali che riguardano lo sviluppo territoriale; la spinta verso il recupero delle peculiarità culturali e naturalistiche per un rilancio del territorio non solo economico ma anche sociale.

Erano presenti quasi tutti i componenti del gruppo. Sara Antonipieri, consigliere comunale a Raveo e studentessa magistrale in italianistica, Chiara Anzolini, consigliere comunale a Tolmezzo, dottorato in Geologia e studente master in divulgazione scientifica, Denis Blarasin assessore a Ravascletto, fotografo e impiegato stagionale di Promoturismo, Marco Craighero assessore a Tolmezzo, laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, redattore cinematografico, Marco De Barba assessore a Cavazzo Carnico e fisioterapista, Anna Del Fabbro consigliere comunale a Tolmezzo, studentessa di Economia e Gestione dell’Arte e delle Attività Culturali e maestra di sci, Agata Gridel assessore a Ovaro, laureata in Filosofia, libera professionista in ambito culturale ed educativo, Edi Mainardis vicesindaco ad Amaro, laureato magistrale in Scienze Economiche, Alice Marchi assessore a Tolmezzo, laureata in Commercio Estero e impiegata al patronato Acli, Sara Morocutti consigliere comunale a Sutrio, laureata in Lettere e Filosofia, insegnante di Lettere, Gabriele Moser consigliere comunale a Tolmezzo, studente di Giurisprudenza e giornalista pubblicista, Luca Scrignaro vicesindaco a Paluzza, laureato in Scienze Motorie e impiegato regionale.

Da chi è partita l’idea del gruppo? Da che necessità nasce?

Giovani Carnici: l’idea è partita da Marco Craighero e Luca Scrignaro. L’obiettivo era quello di creare un gruppo sinergico di giovani amministratori carnici, anche in vista della costituzione della nuova Comunità di Montagna. La necessità di stimolare il nostro territorio per innescare un rilancio guidato dai giovani che hanno potuto e voluto rimanere qua, ci ha spinto a pensare qualcosa di completamente nuovo. Vogliamo impostare delle azioni concrete oggi per cambiare la prospettiva stagnante a cui il nostro territorio sembra condannato. Desideriamo una Carnia migliore di quella attuale, in cui ci sia una discussione attiva sulla gestione della cosa pubblica. 

La vostra lettera è una fotografia senza filtri della situazione in Carnia. Non usate mezzi termini, parlate di una comunità che ha “voglia e necessità di autogovernarsi e autodeterminarsi”. In quanto amministratori, percepite dei vincoli particolarmente stringenti in certi ambiti? 

GC: un esempio pratico è quello delle opere pubbliche, crediamo che l’organo sovracomunale possa e debba gestire le finanze con uno sguardo d’insieme sulle necessità territoriali, superando logiche particolaristiche e pensando a investimenti armoniosi e funzionali per il territorio carnico nel suo insieme. Il progressivo accentramento dei servizi è uno dei temi su cui stiamo lavorando più assiduamente, perché vogliamo che tutti i comuni vengano tenuti in considerazione. Un tempo la Carnia era il punto di riferimento quando si parlava di montagna in regione. Ora purtroppo le cose non stanno più così, e uno dei nostri obiettivi è proprio quello di restituire il giusto peso politico ad un territorio che lo sta progressivamente perdendo.

Quello che a vostro parere è il vero nodo politico emerge fin dalle prime righe: “Crediamo fortemente che non basti più avere un ente territoriale intermedio come mero erogatore di servizi”. Come affrontate questo problema politico? Che tipo di soluzione concreta avreste in mente?  

GC: abbiamo notato in diverse occasioni che i bandi rivolti ai comuni avevano degli indirizzi molto specifici, legati a piccoli problemi di singoli paesi. L’organo sovracomunale non deve allocare micro risorse per risolvere le difficoltà locali, ma è bene che si muova secondo una logica complessiva armonizzando gli interessi particolari in investimenti rivolti a tutto il territorio. Ritorniamo quindi su uno dei nostri pilastri, la maggiore capacità decisionale della nostra Comunità. Il tentativo di unirci dall’interno è finalizzato anche a dare un’immagine più coesa del territorio carnico per poter poi riacquisire maggiore autonomia decisionale.

Parlate di digitale. Da una parte è una risorsa incredibile per quei territori come il vostro che soffrono la distanza con i grandi centri, oltre alla lontananza tra i paesi stessi. Dall’altra, però, questo tema rende necessaria un’azione preliminare di alfabetizzazione digitale per alcune persone. Come pensate sia possibile creare terreno fertile per una Carnia sempre più digitale?

GC: Questo è un tema attuale in tutta la nazione, ma la base è l’infrastruttura. I limiti odierni sono davvero importanti, si pensi ad alcuni bambini di Cleulis che non hanno potuto seguire le lezioni a distanza. Abbiamo un gap che va colmato quanto prima per fornire a tutti i comuni del territorio una buona connessione. Ad oggi notiamo che la richiesta principale della fibra ottica arriva dalle imprese, che devono essere supportate nella digitalizzazione dei loro processi con percorsi di formazione professionale volti a garantire processi più efficienti e maggiore competitività in un mercato in costante evoluzione. Per quanto riguarda i cittadini, ci sono degli ottimi progetti che mirano a fornire un supporto concreto, come i civic center o i territorial lab, luoghi di formazione e innovazione pronti a rispondere ai bisogni della popolazione. I fondi per le aree interne sono un ottimo strumento di supporto in questa direzione, e devono essere sfruttati al meglio per realizzare delle politiche attive di divulgazione del digitale, anche nei suoi aspetti più quotidiani, come la verifica dell’attendibilità delle fonti. Il problema delle fake news è quanto mai attuale ed è bene educare i cittadini ad un uso consapevole di internet. 

Un altro pilastro della vostra lettera è la valorizzazione della montagna. Parlate anche qui di educazione ecologica e di turismo lento. Sembra che anche in questo caso la vostra intenzione sia quella di impostare un discorso che si sleghi dai campanilismi comunali e si configuri come un approccio diffuso, di rete. Quali sono le tappe di questo percorso?

GC: innanzitutto bisogna estrarre le alternative, e ce ne sono molte. Uno dei problemi odierni è la conoscenza del territorio, che troppo spesso viene interpretato in base all’emergenza del momento. È fondamentale diffondere una cultura locale quanto più trasversale, per formare al meglio i cittadini di domani. Abbiamo un patrimonio preziosissimo di tradizioni, oltre che di paesaggi, e crediamo che la vocazione verso il territorio sia un elemento molto importante per non perdere questi elementi così caratteristici. Anche su questo tema, un cambiamento auspicabile è quello di una gestione della promozione turistica che parta davvero dalla Carnia stessa e dall’ente sovracomunale che può coordinarla, per poter dare risalto a tutte le nostre piccole eccellenze locali senza metterci in competizione con le altre punte di diamante regionali. Ci piacerebbe, ad esempio, che la Carnia avesse un logo unico, così come un certificato di qualità dei suoi prodotti alimentari. 

Un altro passo verso la valorizzazione della montagna è quello del rispetto dei suoi tempi, sia da parte dei residenti che dei visitatori. È proprio in questi termini che riusciamo a distinguerci: la nostra è una montagna lenta, che ha insegnato la resilienza alla sua gente. Un territorio così unico può trovare una nuova unione anche a livello naturalistico, grazie alla sistemazione di antiche mulattiere che collegavano i comuni in antichità, utilizzabili anche per fini ludico-sportivi. Sono queste sinergie tra settori (naturalistico, sportivo, ma anche enogastronomico e culturale) che forniscono un’alternativa al consumismo dei nostri giorni. Su questi temi abbiamo già cominciato a intavolare un confronto interno, e crediamo che la direzione sia quella giusta.

Il 2020 è stato un anno a dir poco particolare. Le turbolenze che lo hanno caratterizzato non sono di certo passate inosservate a Bruxelles, che per il nuovo settennio 2021-2027 porrà sicuramente attenzione sui due temi di cui abbiamo parlato: digitale e ambiente. Pensate di attivare delle reti intercomunali per presentare dei progetti? Se sì, avete già delle idee concrete?

GC: il tema dei fondi europei è tanto essenziale quanto poco sfruttato. Il nostro gruppo vuole ricercare dialogo, confronto e contaminazione tra le identità ospitate in questa vasta area, anche con progetti regionali che coinvolgano i nostri vicini di casa austriaci e sloveni. I progetti europei sono vettori importantissimi di idee e di pratiche, di cui abbiamo estremo bisogno nel nostro territorio. La nuova Comunità di Montagna deve creare un clima di coinvolgimento attivo degli attori presenti sul territorio, per poter costruire reti e partnership che diano vita a collaborazioni tra comuni. Questo è sicuramente uno dei punti su cui lavoreremo, perché ci permette di realizzare i nostri piani di rilancio sostenibile della Carnia.

Come ultima domanda, una provocazione. Ci sono due movimenti contrastanti nel vostro pensiero. Da una parte una richiesta di maggiore autonomia, di autogoverno e di riconoscimento politico della vostra unicità; dall’altra una spinta verso la collaborazione, la coesione dei paesi, lo sguardo verso l’Europa. Come possono convivere queste due forze contrarie?

GC: il primo movimento è un presupposto per il secondo: uniamo le forze per capire chi siamo e come vogliamo essere riconosciuti, per poi interfacciarci con l’esterno. Chiaramente le nostre richieste avranno un peso maggiore se presentate con una voce unica, che si faccia rappresentante di una comunità intera. Partendo dal presupposto che la diversità è valore, stiamo creando un confronto interno che non si scontra affatto con la nostra apertura a dinamiche regionali o interregionali, sentite da tutti noi come un’opportunità di cogliere stimoli nuovi per poter migliorare. Aprirci a delle nuove relazioni ci permette sia di alimentarci di quello che vediamo nel resto del mondo che di mostrare quanto vale il nostro territorio. Siamo orgogliosi di ciò che siamo e della nostra cultura locale ma allo stesso tempo siamo curiosi verso ciò che ci circonda nel mondo contemporaneo. La rabbia e il timore verso l’estraneo sono sintomi di una debolezza che va rafforzata con il coraggio del confronto e dell’incontro con altre realtà.

Se tali sono i primi passi verso una nuova amministrazione della Carnia, possiamo sicuramente affermare che questi giovani hanno un doppio compito. Da una parte portare avanti la riflessione che sta nascendo essendo fedeli ai loro propositi, per la loro gente e per il loro territorio; dall’altra capire quali sono gli elementi di questa buona pratica che si possono esportare in altre aree interne. Il loro lavoro può davvero costituire un modello da seguire per innescare un circolo virtuoso di reti politiche locali, che abbattano finalmente i campanilismi di terre già solcate da divisioni geografiche. 

Questi sono i link per seguire Cumò sui social: Facebook e Instagram

Nicola Copetti

1 Comment

  • Chiara - Gemona
    27 Gennaio 2021

    Questa intervista mi ha emozionata: conosco abbastanza la Carnia, l’ho amata e la amo di un amore profondo, così come ho amato i carnici quando andavo a ballare al bar di Pakai a Cleulis o alla sagra di Colza…. (40 anni fa!) …
    Poi mi sono un po’ allontanata da ciò, perchè non dava soddisfazione al mio bisogno di ‘aprirmi al mondo’…
    Scoprire che oggi questi giovani amministratori si mettono insieme con progetti di collaborazione che portano alla rivitalizzazione di questo territorio così particolare e ricco, per me è come un sogno che comincia a prendere forma. Se stanno facendo questo, vuol dire che i tempi sono finalmente maturi, e credo che nemmeno loro si rendano conto della portata di ciò che stanno imbastendo..Ma sicuramente si percepisce l’amore che hanno per la loro terra.
    Per questo mi sento di dire loro: grazie che ci siete, con la vostra sensibilità, la vostra inventiva; andate avanti con determinazione perchè con questi presupposti potete veramente portare una trasformazione positiva e al tempo rispettosa del vostro amato territorio.

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