Friuli – La Comunità fa la forza: Givigliana, elogio alla resilienza

Friuli – La Comunità fa la forza: Givigliana, elogio alla resilienza


Notizie dalle Terre Alte di Givigliana

È lento ma costante l’incedere della vita a Givigliana, dove una comunità che conta meno di 10 residenti crede ancora nel territorio, nella storia di una collettività e nei suoi spazi. Vivere in alta montagna si può, promuovendo un modello di turismo sostenibile


Se dovessi descrivere con un profumo la Carnia sarebbe quello del bosco. Odore di aghifoglie bagnate, di natura silenziosa che si schiude e ti riempie. Quell’odore da bambina si faceva voce, mi diceva che la pioggia era finita, che si poteva tornare fuori a giocare, che tutto riprendeva il suo lento incedere.

Ho risentito quel profumo e ritrovato la costanza di quell’incedere a Rigolato, altrettanto silenzioso e ben radicato paese abbracciato dalle Alpi Carniche.

Alzando di poco il naso ecco spuntare a quota 1.124 metri la frazione di Givigliana: fino a metà dello scorso secolo, questo incantevole terrazzo sulla Carnia accoglieva un centinaio di abitanti; oggi i residenti si contano a malapena sulle dita di due mani.

In montagna si parla sempre più spesso di “spopolamento”, di “generazioni traditrici (o tradite?)”, di “paesi per vecchi”, di “territori dimenticati dalle amministrazioni”. Eppure, in controtendenza con statistiche, pronostici e programmi, ci sono ancora storie di amministrazioni volenterose, generazioni coraggiose e comunità unite che hanno permesso a una frazione abbarbicata nel tempo di non venire sopraffatta dalla natura.

Come? Investendo e promuovendo la storia, la gente e i punti di ritrovo, preziosi custodi e risorse non solo di ieri ma anche di oggi.

Il campanile dipinto di Givigliana, faro nella Val Degano

Partiamo così dalla piazza, dove maestoso e orgoglioso svetta il campanile. Fatto costruire nel 1951, nel 2002 la comunità locale, aggregatasi nel comitato spontaneo “Chei di Givjano”, grazie al supporto del comune ha valorizzato questa maestosa torre, 240 mq complessivi, con un pubblico concorso patrocinato dalla Regione, dalla Provincia di Udine, dalla Sopraintendenza dei beni architettonici, artistici e culturali regionali e dalla sezione carnica di Italia Nostra.

L’obiettivo: raccontare il paesechi lo ha vissuto e chi lo fa ancora promuovendo una forma di turismo lento e sostenibile, dedito alla bellezza di una natura selvatica e gentile, fatta di tradizioni radicate nel tempo; proprio perchè “dall’arte al turismo ecologico il passo è breve”.

E così la facciata ridipinta a sud-ovest della struttura, a cura di Arrigo Buttazzoni, celebra attraverso cromie e forme sgargianti una terra che vive e si fa ammirare da lontano. Domenico Alfarone ha invece impresso sui rimanenti tre lati istantanee legate alla storia dell’uomo di montagna, omaggiando i Cramârs e la tenacia della donna carnica, pilastri della famiglia.

 

Una delle tre facce del campanile di Givigliana dipinte dall’artista Domenico Alfarone (2002)

 

I Domini Collettivi di Givigliana riportano in vita L’Hostario Pura Follia

A fare compagnia al campanile troviamo la dirimpettaia “ostario“, fino agli anni ’70 latteria e sede della Proprietà collettiva della Comunità. Lo spazio venne successivamente convertito in osteria e luogo di ritrovo; qui era possibile rifornirsi di beni di prima necessità e usufruire del telefono.

Nel 2017 questo luogo ha riaperto i battenti col nome “Hostario Pura Follia”. Grazie agli interventi di manutenzione straordinaria e di riqualificazione fortemente voluti, promossi e coordinati dalla comunità, oggi trovano spazio al piano terra il bar-ristorante con 24 coperti, mentre il piano di sopra ospita sala multimediale, ufficio e archivio.

Il tutto in un’ottica di sostenibilità ambientale: basti pensare che i lavori di recupero dell’immobile sono stati finanziati coi proventi dell’attività boschiva del luogo. Ancora oggi, infatti, con la Legge 20 novembre 2017 n. 168 Norme in materia di domini collettivi, la Repubblica tutela e valorizza questi spazi quali patrimonio nazionale e ambientale, avvalorando la salvaguardia naturale e culturale del paesaggio e riconoscendo alle comunità pieno potere di autonormarsi e autogestirsi.

L’intento di questo grande progetto? Da un lato, a dispetto delle tante difficoltà riscontrate sulla carta, far valere il principio dei Domini Collettivi, riportando in auge spazi da sempre in cappello alla comunità per far vivere, promuovere e valorizzare territori e vita di paese. D’altra parte dare linfa vitale a Givigliana, promuovendo un turismo sostenibile e arricchente, per chi passa ma anche per chi resta. Racconta Ines, 93 anni, tra i pochi residenti in paese: “Dal balcone di casa mi è capitato di incrociare spesso camminatori di rientro da escursioni alla ricerca di un luogo in cui fermarsi per assaporare la bellezza delle nostre montagne. Spesso offrivo io una birra dal mio balcone. Ho costruito amicizie davvero belle, e mi sono chiesta quando la mia comunità avrebbe potuto beneficiare nuovamente di uno spazio comune.”

Vivere Givigliana non si esaurisce di certo qui

Basta proseguire a piedi lungo il paese, imboccando quella piccola mulattiera che si erge stretta e impervia per trovare, strette a farsi compagnia una vicina all’altra, gruppi di case in pietra, in legno, con stalle, alcune ormai coi tetti infossati, altre impeccabilmente ristrutturate.

Oggi la comunità vive grazie alla garbata tenacia e all’amore incondizionato dei suoi residenti, ma anche grazie alla passione di chi qui ha acquistato casa, ridando dignità al paese e trovando rifugio per l’anima. Non un filo d’erba fuori posto ma un luogo in silenzioso fermento, che osserva la vita dall’alto e ci invita a fare altrettanto.

Spontaneo è quindi l’invito a incamminarvi facendo vostro quel lento incedere tra piazze, sentieri e mulattiere, oggi più che mai vera medicina per il corpo e per lo spirito.

Givigliana vista dall’alto delle ultime case e, sullo sfondo, il suo comune di Rigolato

 

 


 

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